mercoledì 30 aprile 2014

TU, IO E I MODI D'AMORE

E poi che la sua mano a la mia puose,
con lieto volto, ond'io mi confortai,
mi mise dentro a le segrete cose.
Noi siamo Persone, abitiamo il mondo insieme. Ti ho parlato del mondo interiore la volta scorsa e lo faremo ancora in seguito. Ora ti parlerò di noi, di te e di me, della nostra vicinanza, che può essere teatro del peggio e del meglio. Del peggio, non ho bisogno di parlarti, basta che leggi i giornali e ti guardi attorno. Forse c'è più bisogno che ti parli del meglio, della bellezza che può illuminare il nostro incontro se solo riusciamo a far posto a un poco d'amore.

Di un oggetto – noi siamo abituati a pensarli inanimati, gli oggetti – alla lunga faccio quello che mi pare, pur con fatica: lo scavo, lo maneggio, lo uso, è appunto oggetto nelle mie mani, disponibile alla mia volontà. Siamo andati sulla Luna, no? Talvolta l'oggetto mi fa sentire onnipotente, è vero, ma di compagnia non me ne fa molta – la faresti una vacanza sulla Luna? – mi lascia solo, non mi tratta mai come una Persona. Tu sì, invece. Perché fra ciò che indifferente lui mi offre e la tua parola, che sempre mi chiama in causa, beh, c’è un abisso. Ovvio? Sto scrivendoti delle banalità? C'è bisogno di ricordarti quante volte nel tuo lavoro sei trattato come un oggetto e ignorato come Persona? La tua parola può giungere al fondo del mio cuore, ogni più fine inflessione della tua voce parla tanto di te quanto del tuo modo di vivermi, tu mi rispondi sempre, tu assai più di qualunque oggetto mi fai sentire Persona, con la parola come con il silenzio. E pensa a cosa si schiude, quando l’amore illumina e riscalda il nostro incontro! Solo nel modo d’amore – in tanti modi noi stiamo al mondo – riusciamo a coglierci come fine, come centro e origine di valori che ci riscaldano quando entriamo nel loro raggio d'azione. Solo nel modo d’amore desidero e faccio il possibile perché tu sia tu, nella pienezza della tua presenza, della quale ti sono infinitamente grato, come tu della mia. Qui riposa il fondamento del noi, nel riconoscere attraverso il nostro incontro la pienezza del vivere nel suo splendore, l'unica che ci consente di accogliere più serenamente la morte. Grazie, ti dico, grazie, perché con te esisto appieno, purché valga sempre fra noi il patto dell'essere l'uno per l'altro fini e mai strumenti. Per esserci, io ho bisogno che tu sia.
Psiche è da sempre così vicina ad Amore – lo sapevi? – che esiste perfino un mito che racconta il loro legame. Dalla notte dei tempi lo sguardo di Psiche accarezza la creatura, se ne prende cura. Amore risveglia Psiche: l’amore nel mio sguardo ti predispone a offrirmi il meglio di te e me a coglierlo, mentre ogni mia diffidente riserva genera una macchia cieca nel mio sguardo e tu, ferito, ti ritiri un poco, ti neghi a me. Anche l'oggetto dà il meglio di sé se lo investo del mio amore, ma qui entriamo nel grande o piccolo fare artistico, ne parleremo altrove. E comunque se investo di tanto amore un oggetto, è perché gli affido un messaggio per te, perché possa continuare a parlarti anche quando non ci sarò più, è la funzione dell'arte, che scopriamo grande quando continua a parlarci al di là del tempo e dello spazio.

Se siamo amici – l'amicizia, rara, è uno dei modi dell'amore – parlandoti, ascoltandoti, condividendo, nel capire chi sei tu capisco chi sono io, già solo il tuo sguardo, il tuo nome mi ricordano chi sono. La nostra amicizia è rassicurante sfondo per le mie giornate, dà loro senso, mi accompagna nelle stagioni della vita, asseconda il passo lento e dolce del nostro mutare. Istante per istante noi cambiamo, ma in modo impercettibile, un po' come i grandi alberi, dei quali un bel giorno notiamo il cambiamento e di colpo ci accorgiamo del tempo trascorso. I mutamenti troppo repentini ci disorientano, se tu cambi troppo rapidamente io mi sento spaesato, sperduto. Pensa a quanto soffriamo, quando i segni della malattia deformano coloro che amiamo. Pensa allo strazio dell’Alzheimer, quando si arriva a dire ai propri cari non ti riconosco più!

Tu nel tuo profondo sei e sempre rimarrai inesorabilmente un mistero per me, come d'altronde io per te. Per intimi che siamo, un poco di solitudine non possiamo evitarla, fa parte dell'ordine delle cose. È sempre un tu a farci venire al mondo, siamo sempre frutti maturati da una relazione, non nasciamo da soli. La solitudine la scopriamo poco alla volta, è la madrina della nostra unicità e da soli moriremo. Ma la solitudine, così importante, non mi impedisce di patire per le tue avversità e, cosa ancora più essenziale, di permettere alle tue gioie di rischiarare le mie giornate.

Nel prendersi cura della grande sofferenza psichica il terapeuta conduce il sofferente all’esistere proprio attraverso l’esperienza del tu. Quasi che il tu fosse condizione di esistenza, generatore di esistenza, quasi che solo attraverso l’esperienza di te io potessi finalmente dire: eccomi, io esisto! Io ti propongo, lettore caro, una parola nuova: coesistenziale. Non è tanto bella, ma ha il vantaggio di ricordarci che esistere davvero per noi è una faccenda che passa solo attraverso il riconoscimento del tu, che avviene con…
E allora la qualità del nostro rapporto è tutto, per un vivere un poco più pieno e... su, prendiamo il coraggio a due mani e diciamolo... più felice.



Giorgio Moschetti e Elena Iorio

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