martedì 28 luglio 2015

Giorgio Moschetti, Intelletto d'amore


Saprai riconoscere in ogni evento
il sorriso di chi hai amato,
ormai sceso nelle più silenziose stanze del Mondo? 

Saprai riconoscerlo nell'insetto 
che ronza intorno al fiore nella luce d'estate?

Saprai docile lasciarti guidare da lui 
a riscoprire come nuovi 
i più umili oggetti d ogni giorno,
anzichè rifuggirli
come testimoni di quel tempo,
quando ancora era con te quaggiù?

Saprà ogni tua carezza al Mondo
essere anche carezza a chi hai amato e perduto?

E sopra tutto, saprà ognu tua carezza,
a chi hai amato e perduto
e insieme ritrovato come mai prima avresti potuto,
essere sempre una carezza al Mondo? 


Intelletto d'amore è concepito in forma epistolare. L'autore scrive a un amico lontano, confidandogli la sua riflessione su Eros e Psiche e sul prendersi cura della grande sofferenza mentale, intrecciandole a quella sull'esperienza musicale e delineando nel contempo la propria prospettiva psicologica. Intelletto d'amore tenta di stendere un ponte fra l'arte come espressione di umana pienezza, di bellezza e amore, di eccedenza di senso, e il particolare umano concreto e dolente, la Persona dilaniata dal dolore psichico che di umana pienezza, di senso e di bellezza e amore ha disperato bisogno. La riflessione sulla condizione umana e sulla sua ineludibile sofferenza, di cui è paradigma la grave sofferenza mentale, condotta insieme a quella sulla musica come catalogo dell'anima, conduce per forza di cose a ripensare i temi fondamentali dell’essere Persona e a sfiorare un’antropologia.

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