E poi che la sua mano a la mia puose, con lieto volto, ond'io mi confortai, mi mise dentro a le segrete cose |
Ogni nostra giornata è costellata dalle relazioni con le Persone:
in famiglia, a lavoro, nei negozi, per la strada.... Caro lettore, ti sei mai
interrogato sul tuo particolare modo di porti in relazione agli altri? Come
senti te stesso nella relazione?
Vivere un rapporto autenticamente significa viverlo con assoluta
sincerità e immediatezza, con adesione totale. Un incontro reale fra me e te
può trasformarci e ci arricchisce, e lo stesso può accadere in qualsiasi
incontro autentico nella vita. Che cosa succede, invece, quando non ti senti
autentico? Quando ti presenti in altro modo, distante da te stesso? Il disagio
che provi nel vivere la relazione con l’Altro in questo modo, è fonte di
sofferenza.
Ma occorre fare un passo indietro.
Talvolta non è affatto facile dirsi davvero le cose come
stanno, e succede di non essere sinceri e onesti con sé stessi prima che con
gli altri! Quando mi riferisco al sentirsi autentico intendo un sentire
profondo: non solo autentici rapporti umani, ma anche un rapporto vero con la
propria psiche. Il primo sguardo è dunque verso la nostra natura profonda:
perdendo questo sentire, questo rapporto profondo con noi stessi, rischiamo l’estraniazione;
rischiamo di abbandonare e smarrire ciò che è cresciuto e si è sviluppato con
noi stessi, lungo tutto l’arco della vita, fino ad oggi.
Mi ritrovo a pensare all’infanzia: cosa c’è di più
spontaneo, immediato e sincero di un bambino? La curiosità di un bambino fa sì
che ponga domande ed una domanda significa molto: significa non solo
riconoscere di non sapere, ma anche la curiosità di conoscere. E così dovremmo
imparare dai bambini: preservando, custodendo, ritrovando, ogni giorno della
vita, quella curiosità.
Porti domande, cercare di scoprire, essere curioso della
vita, dell’esperienza personale e dell’esperienza in generale, può aiutare nel
non perdere quel profondo sentire autentico.
Per sentire di essere vero è necessario anche accettare te
stesso, con i tuoi limiti, difetti e pregi. Sono due cose diverse l’avere un
obiettivo e cercare di raggiungerlo per migliorarti, e il non accettarti e
fingere di essere qualcun’altro. Ciò può portare allo smarrimento!
Il nostro porci autentico, l’uno nei confronti dell’altro,
abbiamo detto che ci arricchisce e ci trasforma. É questa autenticità che,
trasmettendo e veicolando significati, permette di aiutare l’altro a ritrovare
il suo valore, a condizione però di riuscire, prima di tutto te stesso, ad
accorgerti della tua particolare unicità. Solo se tu sei tu, riesci anche a vedere
l’altro per quello che è: ed è proprio questo atteggiamento autentico nel
prendersi cura che aiuta l’altro!
Mostrarti con assoluta sincerità significa anche abbassare
le difese, rischiare di essere giudicato per quello che realmente sei.
L’immagine che mi torna alla mente è quella di una
fortezza, al cui interno sei protetto e al sicuro. In questo luogo sai che
nulla può accadere, ma se da un lato non può accaderti niente di male, dall’altro,
la fortezza non ti riserva neppure niente di buono.
E allora giungi a domandarti ad un certo punto: ciò che
senso ha?
Lasciare la fortezza significa passare alla condivisione:
incontrarsi realmente. Non è facile, ci vuole coraggio, ma è forse un modo per
iniziare ad intravedere la felicità.
Se però autenticità è trovare te stesso e
se ciò fa star bene, allo stesso tempo, come è difficile trovare la ricetta per
essere autentici! La ricetta pronta non c’è, e non c’è un segreto da scoprire
che sia valido per sempre. Pare quasi un ossimoro: nel momento in cui il porsi
come autentici diventa uno sforzo, l’autenticità è persa.
Proprio per questo chiedo a te, caro lettore, di fermarti
a riflettere su questo tema. E forse la domanda posta all’inizio andrebbe
riformulata: quando sperimenti la tua natura autentica? ...dando per scontato
che ognuno di noi possiede questa natura profonda.
Provando ad offrire un possibile punto di vista
risponderei che sono autentica quando sono me stessa liberamente e
semplicemente, senza cercare di cambiarmi o di essere qualcun’altro, ma
restando semplicemente ciò che sono.
Penso che il nostro cuore ami davvero conoscere la verità.
Quando scopri qualcosa per te stesso, c’è gioia e soddisfazione. Questo è
caratteristico di tutti noi! Talvolta è doloroso comprendere qualcosa, ma
poiché la comprendiamo è vera e bella. Per cui la sfida è seguire la qualità
del cuore che ama sperimentare direttamente e autenticamente.
Sentirsi autentici diventa dunque un continuo percorso di
riflessione, di maturazione e di lavoro su di sé.
Claudia Fè