mercoledì 20 giugno 2018

MUSICA E ARCHITETTURA

E poi che la sua mano a la mia puose,
con lieto volto, ond'io mi confortai,
mi mise dentro a le segrete cose


Care amiche e cari amici,

Mi fa molto piacere, soprattutto in questi brutti giorni della “pacchia” e delle “crociere”, proporvi le parole di un italiano di cui invece possiamo tutti sentirci orgogliosi. Scrive Renzo Piano: “Potrei parlare di musica per giornate intere. È il mio grande sogno, avrei sempre voluto essere un musicista. Salvatore Accardo lo sa benissimo: siamo amici fraterni, ed è anche il padrino di Giorgio, il mio ultimo figlio. Mi disse: «Sì, sarò volentieri il padrino, ma tu promettimi di fargli ascoltare musica ogni giorno, per cinque minuti. Buona musica, non importa quale. Ma buona musica …». Così facemmo. E nostro figlio è diventato musicista. Parliamo volentieri di musica, parliamo di amicizia, di storia familiare … E di architettura. La musica è, tra le arti, la più leggera; l’architettura forse è la più pesante. La musica è leggera perché è fatta di note che si muovono, spariscono nell’aria. L’architettura invece è un battersi continuamente contro la forza di gravità. Eppure c’è una specie di invidia reciproca fra il musicista e il costruttore: una buona invidia, naturalmente.
La musica ha il suo linguaggio, ovviamente, come l’architettura, la narrativa, la pittura, il cinema. Ma tutte queste arti condividono la stessa ansia, le stesse attese, lo stesso fissare il buio con insistenza finché non si riesce a captare qualcosa, per scrivere, comporre, progettare, creare. Le connessioni con la musica sono tante. Si parte da un’ispirazione, che affonda nella realtà. E poi si crea, secondo connessioni fra la realtà stessa  e l’immaginazione, tra la forza della necessità e la poesia. La migliore architettura è quella che si aggancia molto alla realtà. Anche la musica, a suo modo.
C’era però un elemento fondamentale, che intuimmo tutti subito: non solo noi progettisti, ma anche i committenti, le persone della Pirelli (senza un buon cliente non si va da nessuna parte). Era l’idea di bellezza. Sì, la bellezza, una parola un po’ in disuso, velata da un’aura romantica, tanto che a pronunciarla ci vergogniamo quasi un po’. Ma la bellezza, quando non è cosmesi o apparenza superficiale, è un valore straordinario. E la bellezza passa anche attraverso i 400 alberi di ciliegio che attorniano la «Spina», attraverso uno spazio fatto di luce, di trasparenza, di continuità. (estratto da Costruire è condividere i valori, di Renzo Piano, la Domenica del Sole24 ore, 20 maggio 2018)

La «Spina» cui accenna Renzo Piano è una sua recentissima realizzazione nello stabilimento digitale Pirelli di Settimo Torinese.
Possiamo – osiamo! – chiosare le sempre belle parole di Renzo Piano aggiungendo che se, come lui dice, l’architettura è un battersi continuo contro la forza di gravità, con lei, con la forza di gravità la musica vive un dialogo continuo, che si canti o si suoni qualsiasi strumento. Chi fa musica sa che è fondamentale la capacità di alternare dolcemente in continuazione tensione e rilassamento: in questo consiste il dialogo con la forza di gravità, in un fiducioso abbandonarci dolcemente a lei, nelle sue braccia, per subito rialzarci e disegnare la nostra presenza in una piccola parziale vittoria su di lei, subito pronti però a lasciarci nuovamente accogliere dal suo abbraccio, da cui ci risolleveremo nuovamente sorridendo e così via.
Così è stato quando Dolce Mente si è prodotto in concerto, ci pare felicemente, ad Agliè nella chiesa di Santa Marta il 19 maggio scorso. Il concerto avrebbe dovuto tenersi nel bellissimo giardino di quella che fu la casa di Guido Gozzano, il Meleto, così ricca di memorie e di poesia. Ma il maltempo ha disposto diversamente e Dolce Mente ha dialogato con la forza di gravità nella bella chiesa di Santa Marta, grazie anche all’impegno di Monica Ramazzina, organizzatrice dell’evento.


In occasione della prossima dichiarazione dei redditi, vi ricordo la possibilità di destinare a Cura e Cultura il vostro 5 x1000. È sufficiente indicare il codice fiscale dell’associazione: 93032700010. L’avete fatto dal 2015 e finalmente quest’anno abbiamo potuto avere diretta testimonianza della vostra generosità, della quale vi ringraziamo con calore e affetto. 



Giorgio Moschetti