venerdì 22 aprile 2016

MI PRESENTO ...



E poi che la sua mano a la mia puose,
con lieto volto, ond'io mi confortai,
mi mise dentro a le segrete cose
“Che confusione, tutti questi cambiamenti! Non sono mai sicura di quel che sto per diventare da un momento all’altro!”
(Lewis Carroll: Alice nel paese delle meraviglie)

Mi presento: sono DolceCasa. La mia ospite, ormai da qualche anno, mi ha chiamata così. E la cosa non mi dispiace affatto! All’inizio, la prima volta che ci siamo conosciute non avevo un gran bell’aspetto ... ero un po’ triste. I miei ospiti precedenti se n’erano andati da un po’ e io non sapevo chi avrei fatto entrare nuovamente nella mia vita. Il futuro, le nuove conoscenze mettono sempre un po’ di timore, no? Un misto di curiosità, di felicità per le cose nuove che potranno succedere e anche di paura ... Ma poi è arrivata lei, entusiasta e intimorita come me. Ho capito subito che per lei era un passo nuovo, importante. Era sola e voleva imparare a stare da sola con se stessa, a stare bene con se stessa ... o per lo meno voleva imparare a stare sola con me! Non potevo certo starmene così con le mani in mano e non cercare di aiutarla in tutti i modi ... Così mi sono stiracchiata un po’ per sembrare un po’ più grande, ho cercato in tutti i modi di far sembrare un po’ più bassi i gradini delle scale per affaticarla di meno, mi sono entusiasmata quando le mie vecchie porte grigie sono state pitturate di bianco o quando mi hanno riverniciata tutta! Il giallo, l’arancione sono i miei colori preferiti, sono colori caldi, i colori del sole dell’estate dell’allegria! D'altronde l’arancio è un colore legato all'energia fisica e mentale, all'attività, alla creatività. L'arancio stimola il movimento, l'indipendenza e la fiducia in se stessi, liberando dalle paure, dalle frustrazioni, dalle inibizioni e dai condizionamenti ... Insomma con la mia disponibilità al cambiamento e la sua voglia di realizzazione ci siamo proprio impegnate entrambe a rendermi accogliente il più possibile! E devo ammettere, con un po’ di sano orgoglio, che ci siamo riuscite io e lei!

E così è cominciata la nostra nuova convivenza. Così ho cominciato a conoscere veramente la mia nuova amica. Una personcina che stava cercando con tutte le sue forze di uscire da un periodo non particolarmente felice della sua esistenza, dal suo “piccolo undici settembre personale”* ... Non sapeva tanto bene come fare a superare quel dolore lì ... era qui con me e “si stava cercando”, stava provando a “trovare se stessa”. Mica è tanto facile? Così ho deciso che volevo aiutarla. Si, ma come? Ho provato a sfogliare la quantità di libri con cui mi ha riempito il corridoio ... e così ho trovato questa frase, tratta da un’intervista di un cantante ... e gliel’ho fatta leggere ... “Quando vivi quel dolore lì, quando vivi quell’angoscia lì, LA VIVI TU. È difficile che gli altri possano in qualche modo empatizzare veramente quello che stai provando tu in questo viaggio. Quello che si può fare come sempre è ricordare quello che per me è una base solida in cui credo moltissimo e che è l’unica cosa che mi sono mai permesso di pensare, di dire in una canzone a mio figlio: VALE LA PENA VIVERE.” (Luciano Ligabue)
Inoltre era una personcina che stava cercando di capire da sola quale fosse la sua reale Opus, la sua piccola opera d’arte ... e si sa “... gli inizi di un’ Opus ... sono sempre oscuri ... e la pagina bianca sgomenta e impaurisce...Occorre che la nostra immaginazione sappia accogliere e ospitare ... Occorre che nel quotidiano venga a stabilirsi un luogo temporale e spaziale dedicato all’Opus.
Essa ci costringe ad abbellire, a rendere più fini e delicati i nostri sentimenti...”* Beh io in qualche modo ero il suo inizio di Opus, e se sono diventata così bella, così accogliente, così calda ci sarà un motivo! Con me stava imparando ad accettare positivamente quello scorrere della vita dentro di sé, quel suo divenire psichico grazie al quale è unica al mondo. Io ero il suo spazio nel mondo. Come ha imparato durante un seminario al quale ha partecipato nel dicembre 2007 stava cercando di dare una sua bella forma a stessa, cercando di creare un’opera d’arte. E quale modo migliore se non vivere in uno spazio che lei riteneva tutto suo e la sua piccola opera d’arte?

Fin dall’inizio è stato un percorso in continua crescita. Io ho provato, per quel che potevo fare, ad aiutarla in questo suo percorso di individuazione. Chissà se si è accorta di tutte quelle volte che è tornata qui arrabbiata e stanca per il lavoro e io ho cercato di rendermi ancora più luminosa e accogliente, ancora
“più arancione” di quel che non sono già ... o di quella volta che ho cercato di renderle un po’ più comodo il divano perché aveva solo bisogno di “stravaccarcisi” sopra e guardare un po’ di tv ... Secondo me inconsciamente se n’è accorta. Anche lei si è affezionata a me, quanto io a lei.

E così ha imparato (anzi ha cominciato a imparare ...) con il tempo ad accettare quello che le aveva riservato la vita di brutto, ma anche di bello. Ha imparato a tirare fuori quello che aveva dentro, a parlare con se stessa e a stare bene con se stessa. Così ha cominciato a prendersi cura di sé ... e di un gattino... arancione naturalmente!

E poi, com’è giusto che sia, ha deciso di sposarsi “... d’altronde è profondamente bello, forse è la felicità, preparare ciò che è cresciuto in noi piano piano nel tempo per condividerlo con qualcuno, e così facendo dargli finalmente forma.”*

E ora? Ora sono di nuovo un po’ triste ... da un po’ di tempo c’è di nuovo aria di cambiamenti, di cambio di ospiti. Ed è anche giusto così, la vita va avanti e le esigenze cambiano. Ma io per lei rimarrò per sempre la sua DolceCasa.

Valentina Moschetti

* Tratto da “Intelletto d’amore”, Giorgio Moschetti, ed. Moretti & Vitali

lunedì 11 aprile 2016

IL CIELO ( IL BELLO INTORNO A ME)



E poi che la sua mano a la mia puose,
con lieto volto, ond'io mi confortai,
mi mise dentro a le segrete cose
Sono sempre stata una bambina “con il naso all’insù”, sempre a guardare il cielo; non importa che stagione fosse o che tempo facesse, il cielo con i suoi colori, ora caldi e accesi, ora grigi e plumbei, oppure freschi e azzurri mi ha sempre rasserenato, dato fiducia, e lo fa ancora adesso che bambina non sono più. Sin da piccola avevo capito che quando ero un po’ triste potevo fare affidamento al cielo nella sua immensità e bellezza; era diventata un’abitudine correre alla finestra o uscire sul balcone a guardare i colori che ogni giorno il cielo mi regalava. Poco a poco ho imparato a farmi coinvolgere, ad assaporarne le sfumature, a farmi rapire dalla forma delle nuvole e dall’intensità della luce, come se un grandissimo dipinto mi chiamasse a farsi contemplare. E ancora, giocavo a guardare il cielo attraverso i rami spogli degli alberi, attraverso arabeschi come quelli che crea il gelo sui vetri delle finestre, attraverso le ragnatele imperlate di rugiada. Ancora oggi per me è così, ma in forma più matura, con la consapevolezza di quanto sia importante, e di quanto mi faccia bene la bellezza intorno a me. Ma allora, mi direte, tutto è bello? No, è la mia risposta; ma allenarsi a vederla, la bellezza, a non dare per scontato ciò che ci circonda, aprire gli occhi sulle cose belle intorno a noi, è una grande forma di terapia.

Il bello risveglia la capacità di amare, e l’amore, dal canto suo, introduce la bellezza nel mondo e lo fa splendere ai nostri occhi. Questo circolo virtuoso ci da l’opportunità di cogliere la pienezza della vita. Bellezza e Amore sono abbracciati (avete presente quando si è perdutamente innamorati? La pienezza della vita è tangibilmente sensibile, direi a portata di mano).

L’allenamento ad accogliere e a contemplare la bellezza inizia dando significato ai nostri gesti: ogni atto fatto con intenzionalità d’amore è un dono per noi stessi e per il Mondo, ed è un’occasione per i nostri occhi e per la nostra anima per vedere i gesti d’amore che il Mondo rivolge a noi. Ed è in questo modo, con questo allenamento, che ci verrà immediato, quasi automatico, l’illuminarsi dell’anima davanti ai gesti semplici ma autentici e generosi, davanti alla dedizione per un lavoro ben fatto, davanti alle grandi opere d’arte che da sempre ci parlano restando in attesa che noi prestiamo loro attenzione perché esse agiscano su di noi.

Quando il bello abita in noi ci aiuta anche nelle nostre sofferenze: nell’oscurità del nostro dolore, la ricerca, la rincorsa alla bellezza può essere un atto di salvezza. Anche se ammantati di dolore, se il bello dimora in noi, quando lievemente esso ci sfiora, attraverso un sorriso inaspettato, un cucciolo che si rincorre la coda, o un fiore che timidamente spunta dalla neve, noi ci accorgiamo di lui. La bellezza, se abbiamo occhi per vederla, sapremo trovarla scrutando il viso di chi amiamo, preparando la tavola con cura e assaporando la preparazione della cena, prendendo gusto alla presentazione dei piatti, apparecchiando la tavola con i bicchieri e i piatti “quelli belli”. Sono questi i dettagli del nostro quotidiano, della nostra splendida e semplice vita, che rivelano, sostengono e alimentano la bellezza.

Mentre scrivo queste parole, mi accorgo che mio figlio Niccolò, che frequenta la prima elementare, sta canticchiando una canzoncina per la recita scolastica che fa più o meno così: “Sono le piccole cose belle che fanno bella la nostra vita. Quando accadono all’improvviso un sorriso spunterà. Sono le piccole cose belle che regalano felicità, e ti cambiano la giornata se le vivi con semplicità. Se la notte non ha le stelle, che paura l’oscurità, leggi il foglio delle cose belle ed il sole tornerà.” Secondo voi è casuale?.......

Elena Tosatti