E poi che la sua mano a la mia puose, con lieto volto, ond'io mi confortai, mi mise dentro a le segrete cose |
“Maestro, quello che stiamo facendo
è una cosa inutile, lo sa?... Proprio
così, una di quelle cose inutili che fanno vivere!”
Ciò che stavamo facendo era cantare!
Questo
articolo nasce dalla riflessione che spesso ci ritroviamo a vivere in una
condizione di sonnambulismo, inermi di fronte a falsi bisogni imposti
dall’esterno, dalla società. E i desideri più profondi, i desideri propri di
ognuno di noi, desideri unici, senza che noi ce ne accorgiamo, lentamente scompaiono...
Rinunciamo
spesso a vivere la vita nella sua pienezza. Riprendendo le parole di Roberta De
Monticelli, rinunciamo a fare della nostra vita, una vita pensata.
E allora,
ricordando il precedente articolo di Nadia Burzio, se il primo passo per essere
presenti a noi stessi è imparare a godere del silenzio... il secondo passo sarà
quello di scoprire che utile non è
sempre ciò che serve a qualcosa, ciò che sempre ha un fine, uno scopo; utile non è sempre lo strumento per...
Pensiamo a quanto può valere un sorriso nel momento giusto. Forse più di mille
parole utili!
Ciò che
dunque può far accedere alla pienezza della vita, è qualcosa che ha valore in
sé. Il valore di una cosa in quell’esatto istante. Senza più ricercare i
perché, le cause o gli effetti.
È necessario
partire dalla vita di tutti i giorni per provare a rintracciare le piccole cose
in grado di dare significato ai momenti che viviamo. Tali cose che illuminano
la vita quotidiana e che aiutano così tanto a vivere possono essere una rosa,
un gesto, una parola, una poesia, un sorriso, un canto, una telefonata, una
carezza... E sono proprio tali cose inutili
che ci aiutano, ci rafforzano e riscoprono la gioia di vivere, rendendo le
nostre sofferenze un po’ più sopportabili. Troppo spesso le mettiamo da parte
perché considerate poco importanti, perché il tempo è denaro e va impiegato in
modo da ottenerne il migliore profitto.
“I primi
giorni ero abbastanza disorientato... poi mi sono abituato. Ora corro sicuro da
una stazione all’altra della metro... l’altro giorno un signore mi ha chiesto
un aiuto: ho continuato a correre per prendere la metro.”
Sono
discorsi sempre più frequenti e sentiamo di vivere un disagio, un
allontanamento dalle nostre radici naturali, una sorta di alienazione. Sempre
più frequentemente andiamo alla ricerca di una qualche formula segreta per
cercare di stare meglio.
Proviamo a
prendere in considerazione che ciò che accomuna le cose inutili prima elencate, è la bellezza!
Allora ci rendiamo conto di quanto queste diventino indispensabili. Ci sentiamo
irresistibilmente attratti dalla bellezza perché ci fa star bene.
Perché
suscita e risveglia in noi emozioni, sentimenti e affetti.
A tal
proposito mi torna alla mente la storia de Il
piccolo principe: questi risponde alla volpe che gli chiede di essere
addomesticata...
“[...] non
ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose”. “Non
si conoscono che le cose che si addomesticano”, disse la volpe. “Gli uomini non
hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte.
Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se
tu vuoi un amico addomesticami!” “Che cosa bisogna fare?” domandò il piccolo
principe. “Bisogna essere molto pazienti”, rispose la volpe.
Ed è proprio
così: è necessario trovare il tempo anche per le cose che apparentemente ci
possono sembrare meno utili, ma che poi si rivelano in grado di illuminare la nostra vita.
È il tempo
che dedichiamo a qualcosa, in grado
di renderlo così importante... proprio come la rosa del piccolo principe.
Dedicare richiama alla mente la devozione, dal latino devolvere, “consacrare alla divinità”. E
non è forse anche questo uno dei bisogni specificamente umani? Erich Fromm
contrappone la devozione alla mancanza di significato. L’uomo ha bisogno di una
carta geografica del suo mondo naturale e sociale, senza la quale sarebbe
confuso.
L’uomo ha la
tendenza a perseguire costantemente il raggiungimento di un equilibrio e di un’unità con
il resto della natura. Diversi sono i modi in cui si esprime il bisogno di
punti di riferimento e di oggetti di devozione: esso può trovare risposte nella
devozione a Dio, all’amore, alla verità.
Pensiamo a
coloro che hanno vissuto in condizioni atroci, difficilmente immaginabili, pensiamo
ai campi di concentramento. Primo Levi e come lui molti altri, hanno iniziato a creare arte.
Creare un libro, creare una scultura... Hanno dovuto passare il testimone di
una sofferenza terribile. E passare il testimone era l’unico modo per riuscire
a vedere di nuovo il mondo in modo meno spaventoso e meno distante. Lo stesso
tentativo di quella persona, di cui citavo le parole all’inizio dell’articolo,
quella persona che per la sua personale esperienza ha conosciuto la grande
sofferenza mentale.
Cantare può essere considerato inutile, ma
indispensabile... solo di cose utili non è possibile vivere.
Claudia Fe