martedì 15 aprile 2014

PRENDIAMOCI CURA DELL'UMANO

E poi che la sua mano a la mia puose,
con lieto volto, ond'io mi confortai,
mi mise dentro a le segrete cose.
Prendiamoci cura dell’umano. Perché dell’umano? Perché da noi, che stiamo bene e siamo ricchi, l’umano è sfruttato, è usato, è maneggiato, ma non sembra realmente amato. Figuriamoci altrove, dove è preso a cannonate. Perché prendiamoci cura e non curiamo? Perché per noi curare non vuol dire aver cura di … Curare è diventato somministrare: aziendale, tecnologico e burocratico, per carità indispensabile, come faremmo senza? Ma nel curare non c’è chi veramente si prende cura di noi con sollecitudine, diligenza, affetto, premura, attenzione … Non ci sentiamo accolti, quando siamo trattati come casi e ignorati nella nostra essenza di persone. Prendersi cura è altra cosa, e cercheremo di dirlo, in queste pagine. Efficienza ed esigenze di bilancio spazzano via cortesia e affetti del cuore … ma senza queste cose perdiamo di vista l’umano e la sua bellezza.
Nel post precedente, dicevamo delle nascoste meraviglie e dei silenziosi eroismi di cui voi tutti siete capaci, lettori: cercheremo insieme a voi in questo spazio di rendere il giusto rispetto a ciò che è umano, quell’umano così capace di prodigi se solo un poco amato. Cercheremo insieme a voi di ritrovare la bellezza nel nostro vivere, bellezza che tanto spesso perdiamo di vista.

Ci occuperemo dell’umano, dunque, che è l’essenza di noi persone e del nostro convivere. Le vostre lettere, i vostri commenti, il dono della Vostra testimonianza daranno senso al nostro lavoro.

Noi siamo persone! Non è una banalità, caro lettore, spesso ci dimentichiamo cosa vuol dire, essere persone. Pensa ai media, che ci lusingano dicendoci voi valete per indurci a consumare. No, non è questo il valore delle persone! Le persone non sono strumenti da maneggiare come invece lo sono le cose, sono persone, non sono ruoli, sono persone. Non è molto difficile. Ma non è scontato. Parleremo dell’essere persone, dell’essere centro di valore, della pienezza del vivere che possiamo raggiungere solo se fra noi riusciamo a riconoscerci e a rispettarci come persone. Parleremo del nostro essere al mondo come del divenire quella persona particolare che ognuno di noi ha il compito di essere.

Quando tutto va bene, sembra che vivere non sia una faccenda troppo difficile! Si mangia, si dorme, si fa il proprio lavoro, alla fine lo fanno tutti. Ma la faccenda in realtà è assai complicata e per ognuno va a modo suo: io e te, eguali per certi aspetti, per altri siamo diversissimi. Ci accorgiamo di quant’è complicato, il vivere di ogni giorno, solo quando le cose si mettono davvero male, solo quando soffriamo. Se facciamo attenzione
alla sofferenza, soprattutto a quella psichica, scopriamo quanto può essere impervio il tragitto del crescere e dell’invecchiare. Già solo diventare grandi, adulti responsabili, non ragazzi di 50 o 60 anni, ma donne e uomini soddisfatti della propria età e non più invidiosi della giovinezza, già solo questo non è facile. Non è facile diventare responsabili di sé, riconoscere e prendersi sulle spalle gli effetti delle proprie azioni. Non è facile ricordarsi che vivere è sempre anche prepararsi a morire, se possibile degnamente. Solo le prove più severe ci preparano a compiti così essenziali e difficili. 

Il nostro essere persone ci rende unici: ce ne dimentichiamo, ma siamo tutti in esemplare unico, firmato. Non abbiamo bisogno di vestiti griffati, lo siamo già, firmati. 
Ma ce ne dimentichiamo. Il tuo stile di vita è importante perché è il tuo! Dell’essere tu, di te lettore, che stai leggendo queste righe, ce n’è proprio solo uno al mondo. Se lo dimentichi, dimentichi il tuo valore.

Sulla tua carta di identità sta scritto: nato a … il … dove e quando tu venisti al mondo. Ma guarda che non hai mica finito allora e laggiù, di venire al mondo. Hai solo cominciato, e da allora continui a farlo, a manifestare la tua presenza istante dopo istante: la vita scorre attraverso di te e ogni tuo gesto non si ripete eguale due volte, attraverso la varietà e la novità del mondo scopri la tua ricchezza. Ma anche qui le cose non sono così semplici: perché il nuovo di ogni giorno sia per te una risorsa devi saperlo accogliere e gioirne, devi star bene. Nella sofferenza il nuovo spaventa, arriva a destare terrore, e viceversa il rifiuto del nuovo è spesso segno di nascosta sofferenza. E attenzione poi all’orgia di nuovo e di cambiamento che ti propone chi ti riduce a consumatore: benessere del consumatore è un conto, essere bene è tutt’altra faccenda, non confondiamoli.

Il tuo corpo è unico come sei unico tu: ma quante volte manchiamo di rispetto al corpo, quante volte lo disprezziamo. Non ci piace: e allora, ipnotizzati dalla tecnologia, lo cambiamo, ci scriviamo sopra! Ma è importante il corpo, tu sei il tuo corpo. Pensa alla parola senso, che ritrovi dai cinque sensi al senso della vita. Siamo così squilibrati nel rapporto con il corpo che arriviamo a idolatrarlo. Pensa al business della fitness! Ma idolatrare non è prendersi cura, non è ascoltare con devota attenzione, non è mettere al giusto posto. Il corpo cambia, per forza, ma noi lo vorremmo fermare all’eterna giovinezza e non riusciamo a essere felici di invecchiare, che vuol solo dire essere felici di vivere. Ma siamo così andati fuori di testa? Possibile che vecchio sia un insulto? Tu tramite il corpo sei un balcone sull’universo. Tu e io vediamo quasi le stesse cose dal nostro rispettivo balcone, per questo possiamo un poco intenderci. Ma alcune cose le puoi vedere solo tu, altre le posso vedere solo io, per questo tu sei così importante per me e io lo sono così per te. E il tuo sguardo da quel balcone, unico e prezioso, dipende dalla tua storia. Tu sei anche una storia, tu sei la tua storia. Il tuo esserci qui fra noi è testimonianza vivente di ciò che hai passato, patito, gioito.

Qualcosa ci aiuta a ritrovarci, a capire chi siamo e come siamo fatti. È la grande arte, i cosiddetti classici, quella che continua a parlarci incurante del tempo e dello spazio.
Non dobbiamo lasciarcene intimidire, non dobbiamo relegarla, insieme alla bellezza, nel lusso. È arte grande proprio perché parla di noi, delle nostre vite. Noi tenteremo su queste pagine di toglierla dal lusso per permetterle di illuminare le nostre piccole vite quotidiane. Cercheremo di rintracciare nel nostro fare quotidiano l’artistico: perché, lettore caro, c’è qualcosa di artistico e di sacro in ogni nostro piccolo fare quotidiano, purché sia fatto bene, con cura e con amore. L’artista non è un tipo speciale di uomo, ma ognuno di noi è un tipo speciale di artista.

Giorgio Moschetti

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