mercoledì 9 marzo 2016

L'IMPEGNO... COSA RARA

E poi che la sua mano a la mia puose,
con lieto volto, ond'io mi confortai,
mi mise dentro a le segrete cose


L'IMPEGNO …  COSA RARA

Come è difficile fare ordine nella mente fra le mille cose che vorrei dire ... mi piacerebbe confrontarmi su un tema che sento a me caro: l'impegno. Anacronistico? Forse. Almeno così può sembrare osservando quanto poco spazio esso abbia nella nostra vita un po' superficiale: non è certo la prima cosa che si nota se osserviamo il vivere quotidiano. 

Quanto è faticoso 'impegnarsi', scegliere in modo autonomo e responsabile di fare qualcosa con tutte le proprie forze: sì, perché la parola impegno significa letteralmente “dare in garanzia”, nel nostro caso garantire a noi stessi e agli altri con cui condividiamo un'attività o un obiettivo, la nostra presenza, la nostra fatica, in poche parole il nostro esserCi con il corpo e possibilmente con  il cuore e la mente. Non semplice partecipazione, anche se già è così difficile alzarci dalla poltrona per fare qualcosa insieme agli altri, ma anche uso di volontà, voglia, per realizzare qualcosa: di bello, di utile? magari, questo è un passo ulteriore certo, ma non il primo.

Mi è spesso capitato in questi ultimi tempi di vedere persone, che pure hanno mille difficoltà a vivere il quotidiano, fare sforzi per essere partecipi, presenti, anche solo per trenta minuti, pur di portare avanti un impegno preso e anzi considerare tutto ciò la cosa più utile della loro giornata. Da ammirare certo a fronte di chi, e noi tutti siamo compresi, trova mille scuse per non fare, per passare la mano, per farsi da parte o peggio per chiamarsi fuori dopo avere assicurato la propria partecipazione. 

Il tutto condito dal giornaliero e continuo stillicidio di svalorizzazione fatto a danno delle piccole realtà vive che vedono l'incessante impegno di chi, con caparbietà, continua a faticare: quanto fa male e quanto è destabilizzante, non solo per chi convive con la grande sofferenza mentale, ma per ciascuno di noi cosiddetti sani. E poi,  in questo momento di crisi nel mondo del lavoro, quanto ferisce profondamente il sentire che il proprio desiderio di impegnarsi per guadagnarsi il pane quotidiano non è importante, non vale; o ancora, sentire che se vuoi puoi lavorare, ma gratuitamente, senza cioè che venga riconosciuto un valore, anche economico, alla tua professionalità e al tuo impegno!

Tutto ciò non accade solo in ambito lavorativo: mi ha colpito molto che il 21 marzo 2009 si sia svolta la giornata nazionale per l'IMPEGNO contro la mafia a Napoli con 150.000 persone, a sottolineare che impegnarsi non significa presenziare un giorno all'anno ad una manifestazione – quanto è di moda limitarsi solo a questo – ma testimoniare e condividere la presenza quotidiana in mille attività concrete a sostegno della libertà e della moralità. Non a caso la giornata aveva come titolo “L'etica libera la bellezza”: i grandi eventi sono belli, certo, ma rischiano di rimanere cattedrali nel deserto se non sono seguiti da una cascata limpida e fresca di gesti quotidiani che ne rinnovino il potere rigenerante. 

Questo è IMPEGNO: riempire le parole e le azioni di significato e non farlo una volta per tutte, ma farlo di nuovo nella fatica del giorno per giorno.

Mi vengono in mente le parole di un piccolo canto semplice che dicono:

......Noi dividiamo questo mondo insieme a voi
fateci partecipare, fateci provare
noi siamo sale della terra, siamo luce...

Forse il segreto è proprio questo: affermare la voglia di essere presenti e di partecipare dal vivo, non solo in un mondo televisivo, dentro tanti reality così poco reali, ma soprattutto incontrare sulla propria strada qualcuno che ti permetta e ti sproni a fare, a esserCi veramente in prima persona, tenendo gli occhi spalancati sul mondo e sulle persone, per dare sapore e luce alla nostra vita e a chi vive accanto a noi. 

Forse non ci serve altro che la voglia di essere parte di un progetto, di farci noi stessi progetto, di non lasciarsi scorrere la vita addosso, salvo poi covare dentro di noi una rabbia che si veste di tristezza e di malinconia. 

Abbiamo “solo” bisogno di voler bene a noi stessi in modo autentico e profondo, di fare la stessa cosa nei confronti degli altri e, in fin dei conti, della vita.


Elena Iorio


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