mercoledì 23 settembre 2015

QUESTIONI DI CUORE ...

E poi che la sua mano a la mia puose,
con lieto volto, ond'io mi confortai,
mi mise dentro a le segrete cose

Cara lettrice e caro lettore, non lasciatevi fuorviare dal titolo. Non vogliamo parlarvi di storie di amori impossibili o di cuori infranti. Esistono molte rubriche del genere sui giornali e hanno una profonda ragione d'essere: c'è qualcuno che non abbia avuto una qualche esperienza di amore impossibile o di cuore infranto? Amore, cuore ... sono parole così importanti e centrali che non c'è chi non abbia da raccontare qualcosa al proposito. Noi vi proponiamo però oggi una riflessione forse un po' inusuale, nella quale cercheremo di rintracciare in cuore significati una volta più familiari e ora un po' accantonati.

Ricordiamo per cominciare che abbiamo già parlato di amore diverse volte su queste pagine, non tanto però nell'accezione del mi ami tu? quanto piuttosto in quella del ami tu? Non tanto nell'accezione di passione che acceca, quanto piuttosto di modo di essere nel mondo che lo rende trasparente e pieno di significato. Ricordiamo l'espressione lucida intelligenza dell'amore, nella quale amore non è l'antitesi sentimentale della conoscenza, quanto piuttosto la sua guida suprema.

Così vi proponiamo di pensare a cuore. Partiamo come nostro solito dal linguaggio comune: nel quotidiano diciamo spesso “mi sta molto a cuore” per sottolineare l’importanza e la centralità che qualcosa ha per noi, oppure “faccio le cose con il cuore” per sottolineare quella particolare modalità che utilizziamo per fare le cose bene, al meglio! In questi casi cuore sta per la parte centrale di un qualcosa (“andiamo dunque al cuore del problema”) o della Persona. “Fare le cose con il cuore” significa farle dedicandovi tutte le nostre capacità, non solo i nostri buoni sentimenti.

Un tempo si considerava il cuore il centro dell’essere umano e il linguaggio comune, come abbiamo appena visto, conserva ancora oggi memoria di quel significato. Ma nei tempi più recenti l’importanza del cervello ha per noi spodestato il cuore come centro del nostro essere. Affascinati dalla strapotenza del computer, abbiamo enfatizzato l’elaborazione delle informazioni da parte del cervello, relegando il cuore a sola sede delle emozioni e dei sentimenti (da tempo svalutati ai fini della conoscenza), riducendo l’uomo all'unica dimensione di elaboratore di informazione e dimenticando che esiste un sentire che è frutto di tutte le nostre funzioni psichiche, non soltanto del sentimento.


Se esploriamo d'altronde l'iconografia del cuore nella storia della pittura, troviamo che la rappresentazione del cuore raggiante, emanante raggi di luce a intenderne l'illuminante significato conoscitivo, solo in tempi più recenti viene affiancata e sostituita dal cuore fiammeggiante, a intenderne la funzione riscaldante, affettiva. Il cuore può assumere quindi diversi significati che non devono essere visti necessariamente in antitesi tra loro.

Quante volte patiamo la scissione tra affetti e ragione? A volte gli affetti sembrano disturbare la nostra razionalità, soprattutto nelle situazioni lavorative. Altre volte nelle relazioni sentiamo l’affettività indebolita o distorta dalla razionalità, insomma se sento non penso e se penso non sento!

Proviamo a pensare invece al cuore come al centro di tutte le facoltà umane, proviamo a pensarvi come al luogo dell’integrazione degli aspetti razionali con quelli affettivi. Pensiamo – soprattutto tu, cara lettrice – alla donna che si occupa della casa e delle faccende domestiche: il suo sguardo, il suo intuito non sono forse frutto dell’integrazione tra cognizione e affetto? Forse che per concepire la gestione domestica della tua casa non entrano parimenti in gioco, armonizzati e reciprocamente fondanti, il sentimento per la tua famiglia e l'esame di realtà? E lo stesso discorso non vale per la madre che si prende cura del suo bambino, per la quale l'amore costituisce la guida infallibile per la cognizione della realtà del piccolo? La donna che si occupa della casa e la madre che si occupa del figlio vedono con il cuore perché sanno coniugare la ragione con l’affetto – non l'hanno certo imparato a scuola – e quindi sanno realmente meditare, immaginare, progettare. L'essenziale si vede solo con il cuore, non con gli occhi, diceva Saint Exupery. La cura affettuosa, l’attenzione e la dedizione riposte in cosa o in chi ci sta a cuore testimoniano l’importanza di quel modo chiamato cuore che il linguaggio comune sempre ci ricorda. La capacità di modificare l'arredamento della casa, in modo che esprima sempre lo spirito delle varie fasi del vivere di chi vi abita, testimonia proprio l'azione di quell'immaginazione creativa che Hillman ritiene la funzione essenziale del cuore. 
 Immaginazione creativa che, attenzione, non è affatto una fantastica fuga dal reale, ma è piuttosto capacità dettata dall'amore di scoprire tutta l'infinita ricchezza celata nel reale. L’immaginazione creativa è quella che ci ispira nell’addobbare la casa per il periodo natalizio, nel rendere più bello e più caldo il modo di vivere la casa.

L’immaginazione creativa della madre le consente di vedere nel suo bambino il grande che sarà …

E infine il cuore così concepito è sensibile alla bellezza, è il nostro organo sensore della bellezza. Il cuore ci avverte del risveglio dell'anima al contatto con la bellezza attraverso le improvvise variazioni dei suoi palpiti. E le cose del mondo che sappiamo vedere con il cuore ci mostrano improvvisamente la loro bellezza. In particolare l’incontro con l'esperienza artistica, letteraria, musicale o pittorica che sia, può far scattare dentro di noi una frase molto semplice: “ecco, mi piace!”, uno dei primi gradini dell'incontro con la bellezza. Tutto ciò avviene perché sentiamo rappresentato nel mondo esterno qualcosa di noi intimo e unico: in questo modo l'abituale barriera fra noi e il mondo svanisce, grazie alla bellezza il mondo ci appare più umano, più accogliente, meno indifferente, più casa nostra.



Elisa Vigna e Giorgio Moschetti

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