E poi che la sua mano a la mia puose, con lieto volto, ond'io mi confortai, mi mise dentro a le segrete cose |
Cara
lettrice e caro lettore è un piacere e, nello stesso tempo, una responsabilità
iniziare a scrivere queste righe di riflessione. L'ispirazione, se così si può
chiamare, mi è venuta dal quotidiano, dalle cose che succedono nel nostro mondo
e che sono riportate e amplificate dai mezzi di informazione. Non so se è un
caso, forse no, credo succeda spesso, ma questi ultimi mesi hanno visto alle
luci della ribalta mediatica e giornalistica una serie di figure, figli e
fratelli di questa nostra società televisiva fondata sul comandamento: se vuoi
essere qualcuno, o anche semplicemente se vuoi essere, devi apparire. Se non
appari sul piccolo schermo non sei nessuno, semplicemente non sei.
Ho letto con
piacere, su questo argomento, una striscia quotidiana pubblicata su un noto
giornale in cui l'arguto giornalista commentava l'onnipresenza in video di
questi personaggi e la corrispondente folta schiera di giovani in mediatica
adorazione degli stessi. Fino qui penserete: niente di strano, purtroppo oggi è
così! Avete ragione: oggi chi spesso riempie le pagine dei giornali e gli
schermi televisivi offre la sua tracotante cafoneria e pochezza in luogo della
capacità di svolgere bene e con passione un qualsiasi mestiere o di coltivare
un talento, se non quello di inseguire notorietà, soldi o altro. E alle Persone
che un tempo venivano definite “perbene”, chi da' voce e presenza? Chi parla
delle cosiddette “brave Persone”, quelle delle quali ci si può fidare, con le
quali possiamo costruire delle cose, quelle oneste, quelle che sanno
distinguere fra bene comune e bene personale, quelle che sanno di esserci
perché lo riconoscono nei propri talenti e nel proprio fare?
Queste poche
righe sono un tentativo di scrivere di loro, a loro e per loro, un tentativo di
rendere visibile anche alla carta stampata, anche ai mezzi di informazione, che
il mondo è, ancora e sempre, fatto soprattutto da quelle Persone. Quelle che si
alzano presto la mattina, che vanno a lavorare in orario, che svolgono il loro
dovere senza fare le scarpe ai colleghi – ce ne sono, non siate increduli, ce
ne sono – senza spettegolare dietro le spalle di nessuno, senza rubare, senza
cercare di fare carriera costi quello che costi, senza voler arrivare con il
coltello fra i denti, che cercano di essere corrette e oneste in tutte le cose
piccole o grandi che fanno. Quelle stesse persone tornano poi a casa alla sera
e, anche se stanche e magari distrutte dalla giornata di lavoro, riescono a
dedicare le loro energie alla famiglia sia che voglia dire sparecchiare e
lavare i piatti, sia aiutare i propri figli a fare i compiti. Ed eventualmente
nel fine settimana o negli spazi liberi, quelle stesse Persone, sentendo di
avere ancora qualcosa da dare, prestano servizio volontario presso chi sta
peggio di loro, magari con chi patisce la grande sofferenza mentale. Ce ne
sono, ce ne sono, noi li abbiamo conosciuti, questi don Chisciotte del nostro
tempo: ma siccome non passano la giornata a fare interviste o a rispondere dai talk
show, non vengono neppure notati perché sono silenziosi nel loro incessante
vivere e produrre vita quotidiana. E non fanno parte neanche di quella fetta di
umanità che diventa nota e fa notizia solo quando ci sono tragedie.
Loro
semplicemente vivono e fanno, oggi, domani e continuano a vivere e fare: anche errori,
ma senza sbraitare quando vengono fatti loro notare, senza aver bisogno di una
tv per replicare la loro posizione. Sono quelli che spesso si sentono dire
'fatti furbo' e che considerano invece un valore il non esserlo, al meno per i
canoni attualmente richiesti per diventarlo.
Di sicuro la
loro attività e il loro operare, in qualunque campo, sono silenziosi perché usano
i toni bassi dell'umiltà. Che bella parola questa, umiltà, che bel significato,
troppe volte scambiato con degradato, svilito, poco dignitoso. E che bella
parola quest'altra, silenzio, così ricca di suggestioni. Ne parleremo in un
prossimo articolo. Certo chi parla sottovoce sempre, chi agisce senza clamore,
chi nel suo nascondimento agisce con diuturno impegno non ha bisogno di
declamare i valori importanti, e per un motivo molto semplice: perché non ne ha
il tempo, perché è troppo impegnato a cercare di metterli in atto tutti i
giorni. Queste Persone esistono e sono tante, sono probabilmente la
maggioranza. Ma per trovarle, o meglio per riconoscerle, per accorgersi di
loro, per confortarci con la loro presenza, occorre abbassare il volume degli schiamazzi
televisivi. Allora le si può ascoltare, smettendo di guardare la televisione e
i personaggi che propone e osservando chi ci sta accanto, smettendo di
concentrarci solo sul nostro bisogno e guardandoci intorno con lo sguardo
carico di amore per la Persona.
Come
scriveva questo ironico giornalista: per ogni 50 ragazzi che inneggiano al personaggio
tv del momento c'è ne sono altrettanti che non lo farebbero mai perché impegnati
a fare qualcosa di più bello come leggere un libro o scrivere il proprio
diario!! anche se poi
non riempiono le pagine dei giornali e quindi, per la nostra società dell'effimero,
non esistono.
Bizzarro e
triste: per esserci, nel nostro mondo, occorre essere pubblicizzati, nel bene e
nel male, in caso contrario sei una persona che non conta, che non fa tendenza,
non sei un modello da seguire.
A pensarci
bene non è così diverso da quello che il Piccolo Principe diceva dalle pagine
del libro di Saint- Exupery: “L'essenziale è invisibile agli occhi”. Dobbiamo
solo fare attenzione a quello che di essenziale c'è in noi e intorno a noi, per
tutto il resto dovremmo ricordare quello che dice Virgilio a Dante nel III
Canto dell'Inferno: “non ragioniam di loro, ma guarda e passa.”
Elena Iorio
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