mercoledì 4 novembre 2015

L'INVISIBILITA' DELLE PERSONE COMUNI

E poi che la sua mano a la mia puose,
con lieto volto, ond'io mi confortai,
mi mise dentro a le segrete cose


Cara lettrice e caro lettore è un piacere e, nello stesso tempo, una responsabilità iniziare a scrivere queste righe di riflessione. L'ispirazione, se così si può chiamare, mi è venuta dal quotidiano, dalle cose che succedono nel nostro mondo e che sono riportate e amplificate dai mezzi di informazione. Non so se è un caso, forse no, credo succeda spesso, ma questi ultimi mesi hanno visto alle luci della ribalta mediatica e giornalistica una serie di figure, figli e fratelli di questa nostra società televisiva fondata sul comandamento: se vuoi essere qualcuno, o anche semplicemente se vuoi essere, devi apparire. Se non appari sul piccolo schermo non sei nessuno, semplicemente non sei.
Ho letto con piacere, su questo argomento, una striscia quotidiana pubblicata su un noto giornale in cui l'arguto giornalista commentava l'onnipresenza in video di questi personaggi e la corrispondente folta schiera di giovani in mediatica adorazione degli stessi. Fino qui penserete: niente di strano, purtroppo oggi è così! Avete ragione: oggi chi spesso riempie le pagine dei giornali e gli schermi televisivi offre la sua tracotante cafoneria e pochezza in luogo della capacità di svolgere bene e con passione un qualsiasi mestiere o di coltivare un talento, se non quello di inseguire notorietà, soldi o altro. E alle Persone che un tempo venivano definite “perbene”, chi da' voce e presenza? Chi parla delle cosiddette “brave Persone”, quelle delle quali ci si può fidare, con le quali possiamo costruire delle cose, quelle oneste, quelle che sanno distinguere fra bene comune e bene personale, quelle che sanno di esserci perché lo riconoscono nei propri talenti e nel proprio fare?
Queste poche righe sono un tentativo di scrivere di loro, a loro e per loro, un tentativo di rendere visibile anche alla carta stampata, anche ai mezzi di informazione, che il mondo è, ancora e sempre, fatto soprattutto da quelle Persone. Quelle che si alzano presto la mattina, che vanno a lavorare in orario, che svolgono il loro dovere senza fare le scarpe ai colleghi – ce ne sono, non siate increduli, ce ne sono – senza spettegolare dietro le spalle di nessuno, senza rubare, senza cercare di fare carriera costi quello che costi, senza voler arrivare con il coltello fra i denti, che cercano di essere corrette e oneste in tutte le cose piccole o grandi che fanno. Quelle stesse persone tornano poi a casa alla sera e, anche se stanche e magari distrutte dalla giornata di lavoro, riescono a dedicare le loro energie alla famiglia sia che voglia dire sparecchiare e lavare i piatti, sia aiutare i propri figli a fare i compiti. Ed eventualmente nel fine settimana o negli spazi liberi, quelle stesse Persone, sentendo di avere ancora qualcosa da dare, prestano servizio volontario presso chi sta peggio di loro, magari con chi patisce la grande sofferenza mentale. Ce ne sono, ce ne sono, noi li abbiamo conosciuti, questi don Chisciotte del nostro tempo: ma siccome non passano la giornata a fare interviste o a rispondere dai talk show, non vengono neppure notati perché sono silenziosi nel loro incessante vivere e produrre vita quotidiana. E non fanno parte neanche di quella fetta di umanità che diventa nota e fa notizia solo quando ci sono tragedie.
Loro semplicemente vivono e fanno, oggi, domani e continuano a vivere e fare: anche errori, ma senza sbraitare quando vengono fatti loro notare, senza aver bisogno di una tv per replicare la loro posizione. Sono quelli che spesso si sentono dire 'fatti furbo' e che considerano invece un valore il non esserlo, al meno per i canoni attualmente richiesti per diventarlo.
Di sicuro la loro attività e il loro operare, in qualunque campo, sono silenziosi perché usano i toni bassi dell'umiltà. Che bella parola questa, umiltà, che bel significato, troppe volte scambiato con degradato, svilito, poco dignitoso. E che bella parola quest'altra, silenzio, così ricca di suggestioni. Ne parleremo in un prossimo articolo. Certo chi parla sottovoce sempre, chi agisce senza clamore, chi nel suo nascondimento agisce con diuturno impegno non ha bisogno di declamare i valori importanti, e per un motivo molto semplice: perché non ne ha il tempo, perché è troppo impegnato a cercare di metterli in atto tutti i giorni. Queste Persone esistono e sono tante, sono probabilmente la maggioranza. Ma per trovarle, o meglio per riconoscerle, per accorgersi di loro, per confortarci con la loro presenza, occorre abbassare il volume degli schiamazzi televisivi. Allora le si può ascoltare, smettendo di guardare la televisione e i personaggi che propone e osservando chi ci sta accanto, smettendo di concentrarci solo sul nostro bisogno e guardandoci intorno con lo sguardo carico di amore per la Persona.
Come scriveva questo ironico giornalista: per ogni 50 ragazzi che inneggiano al personaggio tv del momento c'è ne sono altrettanti che non lo farebbero mai perché impegnati a fare qualcosa di più bello come leggere un libro o scrivere il proprio diario!! anche se poi non riempiono le pagine dei giornali e quindi, per la nostra società dell'effimero, non esistono. 
Bizzarro e triste: per esserci, nel nostro mondo, occorre essere pubblicizzati, nel bene e nel male, in caso contrario sei una persona che non conta, che non fa tendenza, non sei un modello da seguire. 
A pensarci bene non è così diverso da quello che il Piccolo Principe diceva dalle pagine del libro di Saint- Exupery: “L'essenziale è invisibile agli occhi”. Dobbiamo solo fare attenzione a quello che di essenziale c'è in noi e intorno a noi, per tutto il resto dovremmo ricordare quello che dice Virgilio a Dante nel III Canto dell'Inferno: “non ragioniam di loro, ma guarda e passa.”




Elena Iorio

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