E poi che la sua mano a la mia puose, con lieto volto, ond'io mi confortai, mi mise dentro a le segrete cose |
Care amiche e
cari amici,
vorrei che questi
aggiornamenti non si limitassero soltanto a dare notizia degli eventi
organizzati da Cura e Cultura, ma dessero anche notizia delle tappe del
percorso di pensiero che, faticosamente, Cura e Cultura sviluppa nei
suoi incontri settimanali, percorso di cui gli eventi, i Seminari e i concerti
di Dolce Mente sono poi espressione. Scrivo faticosamente perché
le condizioni di lavoro di Cura e Cultura, agli inizi del suo undicesimo
anno di vita – sì, perché con il finire del 2015 Cura e Cultura ha
compiuto dieci anni di vita, auguri!!! – sono sempre più difficili e
improbabili. Non parlo del punto di vista economico che, grazie alla generosità
di alcuni nostri amici, ha visto concludersi il 2015 con la cassa un po’ più
piena del solito, sempre relativamente alla nostra modesta misura. Ma parlo
delle condizioni oggettive di lavoro del Gruppo Operativo, con il quale sembra
quasi che la vita giochi un po’ malignamente a fare il possibile per
scoraggiarlo e farlo desistere. Ma naturalmente non ci riuscirà: se Cura e
Cultura fosse il titolo di un libro, e con quello che vi abbiamo pubblicato
finora potrebbe proprio esserlo, il suo sottotitolo sarebbe opportunamente Nonostante
tutto … Continuo a sperare di riuscire a inviarvi gli aggiornamenti con una
frequenza un po’ maggiore della attuale quadrimestrale, nel ricordo di quando
un tempo era quasi mensile.
Perdonatemi la
lamentazione: a proposito del percorso di pensiero di Cura e Cultura, mi
fa piacere inviarvi oggi tre passi che mi hanno recentemente molto colpito. Il
primo è tratto dalla tetralogia Giuseppe e i suoi fratelli di Thomas
Mann, in particolare dal primo volume Le storie di Giacobbe, scritto fra
il 1926 e il 1930. Si riferisce a Giacobbe, poco prima che sia depredato e
umiliato da Elifaz, il figlio di Esaù:
Quell’anima, infatti, era debole e paurosa:
aborriva dal commettere violenza, tremava al pensiero di subirla, ed era piena
di ricordi avvilenti e umilianti per un orgoglio virile; essi però non diminuivano
né la sua dignità né la sua solennità, perché sempre, regolarmente, in tali
situazioni di umiliazione fisica, un raggio, un’effusione spirituale, una
rivelazione della grazia, potentemente consolatrice, la investiva confermandola
ancora una volta, e in virtù di questa rivelazione, poiché se l’era creata e
conquistata da sé, traendola dalle profondità non umiliate del suo essere,
quell’anima poteva, con pieno diritto, elevare il capo.
Il secondo passo
proviene dal Diario di Etty Hillesum. Le parole del grande tedesco, cui
venne assegnato il premio Nobel nel 1929, proprio durante la stesura di Le
storie di Giacobbe, mi hanno ricordato questa giovane donna ebrea di 28
anni, che così scrive nel suo diario, a mezzanotte e mezza della notte fra
sabato e domenica 21 giugno 1942:
Per umiliare qualcuno si deve essere in due: colui che umilia, e colui che è umiliato e soprattutto: che si lascia umiliare.
Se
manca il secondo, e cioè se la parte passiva è immune da ogni umiliazione,
questa evapora nell’aria.
Circa un mese
dopo questa annotazione, Etty decise di sua spontanea volontà di andare a
Westerbork con gli ebrei prigionieri. Westerbork era un campo di smistamento
nella zona orientale dei Paesi Bassi. Non era un campo di sterminio, ma di
fatto era l’ultima tappa prima di Auschwitz. Sappiamo che Etty rimase a
Westerbork fino al 7 settembre 1943, quando, con il padre, la madre e uno dei
suoi fratelli, Mischa, furono caricati sul treno dei deportati. Da un
finestrino di quel treno gettò una cartolina che fu raccolta e spedita dai
contadini: “Abbiamo lasciato il campo cantando”. Un rapporto della Croce
Rossa afferma che Etty morì ad Auschwitz il 30 novembre 1943.
Consentitemi
ancora di accostare queste due citazioni a quello che mi sembra il senso più
profondo di tutta l’opera di Ludwig van Beethoven. Come emblematico corrispettivo
musicale di questi passi, vi suggerisco il terzo movimento della Sonata in
la bemolle maggiore op. 110: Adagio ma non troppo – Fuga. Allegro, ma non
troppo. Questa musica dimostra in modo lampante che il significato della
musica non tanto chiede di essere decifrato, come comunemente si pensa, ma
chiede, o forse implora, di essere vissuto.
La terza
riflessione, che mi pare costituisca un passo ulteriore di approfondimento
delle due precedenti di Thomas Mann e di Etty Hillesum, proviene questa volta
da Tipi psicologici, l’opera di Carl Gustav Jung del 1921:
Quando noi urtiamo contro un ostacolo,
qualunque esso sia purché particolarmente duro, il contrasto fra la nostra
intenzione e l’oggetto che si oppone diventa ben presto un conflitto interiore.
Infatti, mentre io mi sforzo di subordinare alla mia volontà l’oggetto che mi
si oppone, tutto il mio essere si mette a poco a poco in rapporto con esso, in
corrispondenza appunto della forte carica libidica che attrae, per così dire,
una parte del mio essere nell’oggetto. Ne risulta un’identificazione parziale
di determinati elementi affini della mia personalità con l’essenza
dell’oggetto. Appena attuata questa identificazione il conflitto si trasferisce
nella mia propria anima. Questa “introiezione” del conflitto con l’oggetto mi
rende discorde con me stesso, cagiona così un’impotenza nei confronti
dell’oggetto e suscita così perturbazioni affettive che sono sempre sintomo di
un dissidio interiore. Le perturbazioni affettive però fanno sì che io
percepisca me stesso e che sia messo perciò in grado – a meno che non sia cieco
– di rivolgere la mia attenzione su di me e di seguire in me il gioco delle
forze in contrasto.
E ora gli aggiornamenti sugli ultimi eventi di Cura e Cultura:
1) 24 ottobre 2015: recita di Falstaff di Giuseppe Verdi al Teatro alla Scala di Milano. Molto bella, ottima la direzione di Daniele Gatti, ottimi tutti i cantanti, fra i quali è spiccato un potente ed espressivo Nicola Alaimo nella parte di Falstaff.
2) 28 novembre 2015: concerto di Notabene e Dolce Mente al Teatro comunale di san Giorgio Canavese, con l’organizzazione di Casa Bordino (www.casabordino.org). È stato un bellissimo pomeriggio, ottimi gli strumentisti di Notabene, Elisa Antonova al violoncello, Vincenzo Cristiani al pianoforte, Anna Lisa Signori al violino, come le due giovani e assai promettenti soprano Valeria Gruppi e Valeria Laino. Poi, noi di Dolce Mente che, ci pare, abbiamo fatto degnamente la nostra parte, con la felice collaborazione di Notabene in due brani di Mozart.
3) Mi fa piacere segnalarvi Il Viaggio di inverno di Schubert, anatomia di un’ossessione, di Ian Bostridge, edito nel 2015 da Il Saggiatore, Milano. Ci sarebbe molto, moltissimo da dire sul Winterreise (appunto, Viaggio di inverno), ciclo di ventiquattro lieder su testo di Wilhelm Müller, quasi testamento di Franz Schubert, composto un anno prima della sua precoce morte nel 1828. Ma su questo moltissimo da dire lasciamo pure la parola a Ian Bostridge e al suo magnifico libro, nel quale l’autore amplifica immaginativamente (proprio nel senso junghiano di amplificazione) uno per uno tutti i lieder del ciclo, elaborando e sviluppando per ciascuno di essi un amplissimo contesto culturale che permette a ogni lied di regalarci tutti i suoi più profondi significati. E ci permette di apprezzarne la straordinaria attualità: per dirne solo una, mostrandoci come Schubert anticipi addirittura Samuel Beckett. Oltre che, naturalmente, ricordo io, Gustav Mahler e Dimitri Shostakovic, per fare solo altri due nomi! Un libro straordinario. E moltissimo da dire ci sarebbe anche su questo splendido tenore inglese, Ian Bostridge, dal profilo culturale eccezionalmente alto e dalla pari capacità di cogliere le minime sfumature del testo di Wilhelm Müller. Per chi voglia conoscere di più su Bostridge, ecco il link della Società del quartetto: http://www.quartettomilano.it/it/02322/200/ian-bostridge.html .
4) Vi segnalo ancora l’assidua e valorosa attività della associazione Erreics Onlus di Torino, con la quale abbiamo rapporti di reciproca simpatia e vicinanza. Erreics Onlus (www.erreics.org) ha indetto per il 2016 la V edizione del Premio Culturale Luigina Parodi, il tema è "l'amore ". Il concorso è iniziato il 7 gennaio e terminerà il 29 ottobre, potranno partecipare gratuitamente i ragazzi di età compresa fra i 14 ed i 20 anni, ed una sezione del premio è dedicata ai ragazzi affetti da autismo e sindromi correlate. Vi chiediamo di contribuire alla diffusione e alla notorietà delle iniziative di Erreics Onlus, così vicina nelle sue linee guida essenziali a Cura e Cultura.
5) Infine, sul nostro sito www.curaecultura.com, trovate pubblicato un altro frammento della mia Risposta a Dante, relativo alla quarta e alla quinta terzina del secondo canto dell’Inferno.
Un caro saluto a
tutte le nostre amiche e a tutti i nostri amici.
Giorgio Moschetti
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